venerdì 30 gennaio 2009

POLITICI ITALIANI? RIPRISTINIAMO LA GHIGLIOTTINA

In ossequio ad ogni minimo buon senso e pudore, il portafogli di deputati (scusate la parola), senatori (idem), portaborse ed altri mangiapane a tradimento, continua ad alimentarsi avidamente come nemmeno una lupa a digiuno da mesi riuscirebbe a fare. Orde di ruffiani ed arrivisti assaltano fondi pubblici inventandosi maniere più o meno legali per mettere le mani sui proventi di tasse esorbitanti che paghiamo ogni giorno. Ognuno di questi parassiti guadagna in un anno quanto un operaio riuscirebbe a fare in una vita.
Noi poveracci tiriamo la cinghia e non sappiamo come arrivare alla seconda(!) settimana del mese, i media italiani - asserviti totalmente al potere come sanno da tempo anche i muri - si preoccupano di informarci quotidianamente del colore odierno del perizoma della Arcuri o del passatempo preferito del cane di qualche velina, anzichè di tastare il polso della situazione con imparzialità e cognizione di causa. Per loro l' importante è far passare il messaggio fasullo dell' ottimismo ad ogni costo, della gioia effimera del niente: un po' come i musicisti a bordo del Titanic che continuavano a suonare i loro pezzi nonostante la nave stesse impietosamente affondando.
In questo senso vanno letti anche gli eccessivi spazi dedicati a sport inflazionati come il calcio moderno: della serie "che cazzo me ne frega se aumentano le tasse e le gabelle a volontà? L' importante è che stasera sia buono il segnale del decoder di Sky, altrimenti vado fuori di testa..."
Questi lavaggi del cervello, guarda caso, sono più o meno direttamente ordinati dai soliti potenti pseudomassoni che si sono tenacemente asserragliati nella stanza dei bottoni. Ma anche la presunta opposizione (che in realtà non esiste dai tempi di Berlinguer) è forse peggio dell' attuale governo...La musica è la stessa di sempre, dalle stragi impunite alla corruzione di politici e magistrati, per finire con l' arrogante imposizione dei loro interessi davanti al bene della collettività.
L' unico filo conduttore, il medesimo denominatore comune che identifica e definisce il percorso di tutta questa spazzatura, rimane la solita, unica immarcescibile moda che - purtroppo - contraddistingue chi guida l' italico popolo: la corruzione più sfrenata, abbracciata all' abuso di potere ai danni del più debole, sempre più umiliato ed abbandonato a sè stesso.
Gente che ti viene a leccare il fondoschiena in campagna elettorale, promettendoti non solo mari e monti, ma anche mezza galassia "Via Lattea" pur di strapparti il voto favorevole: gli stessi che poi ti mandano affanculo con disprezzo e tracotanza dopo aver raggiunto le poltrone del potere.
Tutta questa musica per introdurre la mia esperienza personale, che credo sia comune a molti miei coetanei e giovani che provino ad affacciarsi al mondo del lavoro, salvo ritrovarsi con il culo per terra.
Può capitare che una persona decida di non proseguire i propri studi dopo la maturità e ritenga - abbastanza ingenuamente, con l' inesperienza dei ventenni - che il proprio diploma di geometra (conseguito con un onesto 45/60) sia quanto basta per cominciare a butatrsi a capofitto nel mondo del lavoro. Anche per questo uno decide di iscriversi, a suo tempo, ad un istituto tecnico piuttosto che ad un liceo: come a dire che le idee sono già chiare in partenza.
In realtà, il mio percorso lavorativo è stato talmente spaventoso e tormentato da far sembrare l' omerica Odissea una specie di pic-nic in campagna.
Già dagli esordi compresi in fretta che il tanto inflazionato termine "flessibilità" non si riferiva tanto all' attitudine da parte dell' impiegato di sapersi adattare agli orari o alle esigenze della propria azienda, bensì della straordinaria elasticità - da parte del datore di lavoro - nel trovare sempre la posizione per piantarlo nel culo ai propri dipendenti.
Per farla breve, quando sono stato fortunato mi sono ritrovato in mezzo a contratti del cazzo del tipo co.co.co., " a progetto", in nero ed altre belle cose. Con la ciliegina sulla torta del ritrovarmi senza lavoro (il contratto non sarebbe stato rinnovato) appena tre mesi prima del matrimonio.
Grazie al cielo, ma soprattutto alla pazienza di quella che sarebbe diventata mia moglie, riuscii a passare indenne anche questo immenso ostacolo e riuscimmo a costruire la famiglia felice che tanto avevamo progettato fin dall' inizio.
L' unico problema che sussisteva era costituito dal fatto che io ho sempre avuto un enorme difetto, di quelli assolutamente incorreggibili: non sopporto la disoccupazione prolungata, nè tantomeno il fatto di farmi mantenere da quella poveretta di mia moglie.
Quindi in ciò si potrebbe trovare la spiegazione di aver stampato - ovviamente a costo di inenarrabili sacrifici - tonnellate di curriculum cartacei, consegnati in ogni dove sotto il sole cocente di luglio e con le mani rattrappite dal freddo di gennaio...
Ma, come il contadino che si aspetta di vedere il frutto della sua fatica tramutarsi col tempo in un raccolto per lo meno dignitoso e sufficiente a sfamare il proprio fabbisogno, con mio grande disappunto e dispiacere mi sono imbattuto nella più nera delle carestie.
E così, su consiglio di mio suocero, per provare a risolvere in maniera definitiva il problema del lavoro, cominciai a provare a rivolgermi ai vari politici locali, tra assessori, sindaci, aspiranti parlamentari ed altri tipi assai poco raccomandabili.
E mi ritrovai subito nella merda, come già istintivamente avvertivano i miei sensi.
Mi riempirono le mani di volantini elettorali, con i quali imbrattare paradossalmente quella stessa città che avrebbero voluto - non senza ipocrisia - ripulire dall' immondizia.
Non bastava. Nella speranza che qualcuno finalmente mi ripagasse della mia propositività e desse un senso al treemndo mal di schiena causato dall' intensa attività di volantinaggio sul filo dell' imbarazzo, mi dovetti sorbire lunghissime riunioni di partito alle quali partecipavano loschi personaggi, zombie appena usciti dalla propria tomba e vari faccendieri locali. Roba che non avrei augurato al peggior nemico.
Una sopportazione biblica, stoica, encomiabile. Per ritrovarmi con un pugno di mosche in mano - segno della loro gratitudine - e con i coglioni che ruotano vorticosamente come le pale di un elicottero militare. Che poi, a pensarci bene, la cosa che più mi fa incazzare è che, per cercare di risolvere i miei problemi, ho dovuto scendere a compromessi con me stesso, turandomi il naso e ballando con quegli avanzi di escrementi animali.
Ma non commetto mai due volte lo stesso errore, ed ho buona memoria per le cose importanti.
Ne riparliamo per le prossime elezioni, quando tornerete a ceracre il mio voto...

Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."