lunedì 2 luglio 2012

TUTORIAL: COME RIPARARE IL VOSTRO COMPUTER NEL CASO DI PROBLEMI GRAVI

No, toglietevelo dalla testa, care testine di rapa! Non c' è niente da fare, potete buttarlo via! D' altro canto non sono mica qui a vendere noccioline, eh? Ergo, se il vostro computer di merda decide di fare la carogna e si rifiuta sdegnosamente di funzionare, voi potrete convertire tutta la rabbia accumulata in tale circostanza e convertirla in sano furore omicida ai danni però dell' infingarda macchina traditrice.
In tal senso, è opportuno procurarsi una piccola ascia o scure da boscaiolo (va bene anche la motosega, a vostra discrezione) e/o un piccolo mazzuolo da lavori edili.
 Accertatevi con cura di proteggere i vostri occhietti catarattici con occhiali di sicurezza per riparare le vostre inutili cornee da schegge impazzite di materiale. Infine, è bene coprire eventuali mobili e/o accessori vicini dall' evenienza di spiacevoli danni: questo potrebbe evitarvi di essere sgozzati nel sonno da vostra moglie o comunque festeggiati a colpi di tomahawk nelle narici dalla medesima consorte di cui sopra.

Una volta che avrete preparato la zona in cui farete scempio del vostro pc fisso o notebook (è bene essere soli in casa o comunque isolarsi dal resto della famiglia), lasciate libera la bestia selvaggia che è in voi, quell' animale represso e quella componente atavica che prescinde da ogni logica umana. Mulinate colpi di scure a volontà e senza lesinare energie, a dispetto delle temperature estive paragonabili ai gironi infernali - e che rendono casa vostra uno dei luoghi più ostili al mondo - infierite su quel merdosissimo computer che tanto danno ha arrecato al vostro animo sensibile ma vendicativo.
Continuate fino allo sfinimento o comunque almeno prima che gli infermieri del reparto di psichiatria dell' ospedale cittadino riescano ad immobilizzarvi del tutto ed i sanitari abbiano ragione di voi facendovi rinsavire a suon di micidiali nocchini sulla testa!


Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."